Plagiocefalia

Plagiocefalia: caschetto o terapia manuale con l’osteopata?

Ed eccoci al dilemma: la Helmet Therapy (caschetto) o la Terapia Manuale?
Oltre alle abitudini virtuose che i genitori possono mettere in pratica per avviare la cura ed il recupero della Plagiocefalia Posizionale del loro bambino,  a mio giudizio la scelta migliore é l’osteopatia.  Vediamo in quali casi.

-> Il caschetto é sempre necessario? Forse no
Le linee guida emerse negli ultimi anni indicano l’utilizzo di un caschetto modellante quale ortesi correttiva  in grado di migliorare l’asimmetria cranica  nelle forme severe di Plagiocefalia Posizionale.
A supporto di questa soluzione terapeutica sono stati pubblicati anche alcuni studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia  se messa a confronto con la sola pratica del posizionamento attivo del lattante da parte dei genitori o con la totale mancanza di trattamento (Bridges 2002).
Altrettanto, la cura “posturale” del lattante da parte dei genitori produce miglioramenti simili a quelli ottenuti con l’uso del caschetto nelle forme di plagiocefalia posizionale lieve o moderata (Rogers 2011).

-> Che ruolo ha la Terapia Manuale Osteopatica?
Una recente pubblicazione scientifica del 2016 illustra gli efffetti della terapia manuale in aggiunta al caschetto, con risultati interessanti ed importanti.
Come anche sembrano incoraggianti gli esiti del trattamento solo manuale nei casi (i più frequenti) di Plagiocefalia Posizionale lieve e moderata: la manipolazione craniale, attraverso manovre delicate e specifiche, corregge e minimizza la deformità strutturale del cranio riequilibrando le tensioni tessutali e gli spazi suturali;  è un “rimodellamento” attivo che potenzia e fa ripartire un sistema fisiologico di compenso che influisce sullo sviluppo del cervello e di tutte le funzioni che da esso dipendono.

-> Perché scegliere l’Osteopatia?
Se parliamo dunque di forme lievi o moderate di Plagiocefalia Posizionale, l’ultima soluzione illustrata sembrerebbe migliore, sia perché con un impatto psico-fisico minimo sul bambino e sulla famiglia, sia perché priva di controindicazioni e con costi contenuti;
al contrario il caschetto è legato ad un uso continuo, giornaliero,  per diversi mesi, con frequenti revisioni, con relative piccole complicanze dermatologiche (ad esempio nel periodo estivo), e con un costo importante.

Ciò detto, non vogliamo essere “contro” qualcosa o qualcuno: è necessario valutare paziente per paziente cosa è meglio, cosa serve e cosa siamo in grado di fare per il bene del bambino.

La mia esperienza del trattamento manuale delle Craniostenosi Funzionali è decisamente positiva, penso sia un traguardo personale ma soprattutto un’occasione speciale per liberare e sviluppare al massimo il potenziale di questi piccoli pazienti, nel modo più delicato e rispettoso possibile.

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