Il primo appuntamento del paziente presso il mio Studio è sempre un incontro a cui dedico più tempo, con calma:
la conoscenza e la presa in carico della persona che ho di fronte necessita di una dettagliata anamnesi, perché ogni storia clinica ha delle caratteristiche uniche e utili, e da quelle bisogna partire.
Se sono precisa nel porre le giuste domande ed attenta nell’ascoltare le risposte, posso iniziare a comprendere che tipo di problematica sto valutando prima ancora di passare all’esame fisico ed al successivo trattamento del paziente.
Con ciò non voglio certo dire che la valutazione dei sintomi denunciati dal paziente sia l’unico parametro da tenere in considerazione; è invece un aspetto dell’anamnesi che, in alcuni casi, può e deve orientarmi circa la opportunità di intervenire sul paziente come fisioterapista oppure no.
Facciamo un esempio: un mal di schiena che il paziente indica localizzato nella zona dorso-lombare, che tende ad irradiarsi verso il fianco e in avanti e che non è stato causato da sforzi o traumi importanti, può e deve farmi pensare anche a qualcosa di diverso da un “semplice” mal di schiena; se in più il paziente è pallido e con qualche linea di febbre, preferirò inviarlo a consulto dal suo medico di famiglia, perché tale condizione appena descritta potrebbe ricondurre ad una diagnosi medica di calcoli renali.
E’ dunque molto importante sottolineare che non mi sto sostituendo al medico! Al contrario, la mia indagine iniziale su ciò che il paziente denuncia come disturbo/i mi aiuta a capire se e quanto la mia competenza professionale è appropriata per il bene della persona in cura oppure no.
In questo caso la scelta migliore del fisioterapista è quella di non intervenire direttamente, per non nuocere al paziente, ma indirizzarlo al medico competente.